Ernie: concetti generali
Definizione e patologie
Gli elementi che definiscono questa entità patologica sono l’orifizio della parete (“buco” o porta erniaria), il rivestimento sieroso (peritoneo – sacco erniario) e il contenuto del sacco (viscere, intestino erniato).
Le ernie possono essere interne o esterne a seconda che il viscere erniato protuda dalla cavità addominale verso lo strato cutaneo (le classiche ernie) o si impegni in spazi della stessa cavità addominale.
L’ernia prende il nome dalla regione anatomica in cui si verifica. In base a questo si suddividono in ernie inguinali –le più frequenti- ed extra-inguinali. Nelle prime vengono comprese le ernie inguinali “propriamente dette” e le crurali, nelle seconde le ernie epigastriche, ombelicali, di Spigelio, lombari ed otturatorie che hanno una frequenza minore di comparsa.
L’urgenza chirurgica è data dalla seguenti complicanze:
• Intasamento: ristagno nell’ansa erniata di materiale fecale che non progredendo si trasforma in fecaloma dando poi sintomi da occlusione intestinale;
• Incarceramento: la tumefazione erniaria aumentando di volume non si riduce nella cavità addominale per aderenze che si formano fra sacco e visceri;
• Strozzamento: quando oltre all’ostacolo del transito fecale si associa un improvviso ostacolo della circolazione ematica con conseguente ischemia intestinale.
L’intento della terapia è di ridurre il contenuto erniario in cavità addominale, che come abbiamo visto consiste in parte di intestino, di omento o di grasso pre-peritoneale e di chiudere il “buco” cioè il difetto di parete con tecniche chirurgiche che utilizzano anche materiale protesico. Mentre la procedura di riduzione del contenuto in cavità addominale è simile per tutte le ernie, per la chiusura del difetto si possono utilizzare diverse tecniche chirurgiche e diverse protesi a seconda delle dimensioni del difetto stesso, della situazione locale che si incontra e dell’esperienza del chirurgo.
Immagini Ernie



